Curare la salute psicofisica: da Torino una risposta

Rivolgersi ad un esperto di psicologia è importante per imparare a conoscere più a fondo se stessi, al fine di gestire le proprie difficoltà, contando esclusivamente sulle proprie personali risorse.

Lo psicologo è quella figura fondamentale che collabora con il soggetto, analizzando il fenomeno che gli causa un problema emotivo, studiandone le manifestazioni, con il solo fine di trovare insieme il percorso giusto per superare gli ostacoli.

Il tema del benessere si configura come uno dei più attuali argomenti di discussione fra varie discipline. Quest’ultimo attiene allo studio sia della psicologia che di altre discipline, come la filosofia, la politica, l’economia, l’urbanistica, l’economia e molte altre ancora.

A prescindere dei ragionamenti socio politici sono diversi i motivi che inducono un individuo a rivolgersi ad uno psicologo, molte situazioni nascono in ambito familiare, lavorativo o altre invece sono peculiarità del tutto intime, legate alla propria sfera persona. Determinate situazioni, portano l’individuo a sentirsi inadeguato, bloccato ed incapace di agire, nonostante ci si riprometta quotidianamente di cambiare.

Tra i motivi più comuni che spingono una persona ad andare da uno psicologo troviamo:

  • Conflitti personali, causati da pensieri contrastanti.
  • Conflitti familiari, quando due o più componenti appartenenti al medesimo nucleo familiare non riescono a rapportarsi tra loro serenamente.
  • Conflitti lavorativi, incompatibilità con i colleghi o con il datore di lavoro. Si può nutrire una sorta di insoddisfazione o demotivazione nel ruolo che si ricopre.
  • Lutto di un congiunto o di una persona vicina, che scaturisce una crisi emotiva, che si aggroviglia all’interno di uno dei temi più difficili come la morte.
  • Difficile separazione coniugale.
  • Crisi emotiva derivata dall’insorgere di malattie invalidanti o croniche.
  • Incapacità di gestire un periodo di cambiamento significativo, come il trasferimento in un’altra città, il trasloco presso un’altra abitazione oppure un cambiamento di lavoro.
  • Difficoltà di prendere autonomamente e serenamente delle decisioni, che possono riguardare svariate tematiche, da quelle personali a quelle lavorative.
  • Confusione riguardo i propri gusti sessuali.
  • Incredulità sulla scelta sessuale di un parente stretto.
  • Incapacità totale o parziale di gestire i propri figli, infanti ed adolescenti.
  • Disturbi alimentari.
  • Incapacità di accettare se stessi.
  • Incapacità di relazionarsi con gli altri.
  • Impossibilità di reagire, perché si svolgono delle azioni in modo automatico, senza avere la possibilità di controllo sulle proprie capacità psico-fisiche.
  • Fenomeni di bullismo.
  • Episodi frequenti di ansia.
  • Crisi di panico.
  • Incapacità di affrontare da solo e in modo razionale le proprie fobie.
  • Disturbi ossessivi e compulsivi.
  • Situazioni di autolesionismo.
  • Episodi di violenza fisica o verbale.

Prima di potere parlare di salute o di benessere psicofisico occorre però esser innanzitutto certi di comprendere di cosa ci si sta occupando: che cos’è, dunque, il benessere? La domanda è sintatticamente semplice, eppure ci si accorge che, entrando nei meandri dell’argomento, è difficile trovare una risposta esaustiva, ancor di più se ci si auspica di trovare una definizione omnicomprensiva del concetto di benessere. Nel dettaglio poi i differenti professionisti in argomento forniscono risposte diverse e alcune volte non utili al nostro benessere soggettivo.

Come scegliere uno psicologo a Torino

Non è sempre facile scegliere uno psicologo, tra tanti. Prima di intraprendere un percorso psicologico è necessario trovare la persona giusta, il professionista che sia in grado di far aprire totalmente il paziente, di rompere quel muro invisibile fatto di diffidenza, paura e vergogna. Il rapporto tra paziente e cliente deve essere profondo, il cliente deve nutrire nei confronti del medico un sentimento di stima e fiducia, prima di rivelare i suoi pensieri più intimi. Il professionista deve essere, dal canto suo, accogliente e comprensivo, senza essere troppo amichevole o eccessivamente invadente.

Il professionista non deve neanche incutere timore al paziente, non deve dimostrarsi troppo rigido o assumere un atteggiamento di superiorità, poiché si rischierebbe di aggravare il disagio della persona, la quale potrebbe non avere più interesse ad intraprendere quel percorso di crescita interiore, saldandosi in un errato e solitario processo di introspezione. Insomma è importante che si verifichino una serie di situazioni, per poter incastrare tutti i tasselli in maniera impeccabile. Quando si tratta di una prima esperienza di consulenza, spesso non ci si può affidare all’empatia con il professionista, ma si deve procedere per vie traverse.

Per scegliere il proprio psicologo è importante effettuare delle ricerche, magari scrivendo su internet il nome della città, in questo caso Torino e il nome della professione in tutte le sue forme: psicologo Torino o psicoterapeuta Torino.

Seguirà un elenco con tutti i nomi dei professionisti che operano nella zona, a questo punto è importante leggere scrupolosamente i vari commenti e le diverse recensioni, che molti clienti e conoscenti rilasciano sul profilo del professionista, in modo da valutare quali possano essere le virtù e i difetti di quel medico. Molte persone scelgono uno psicologo piuttosto che un altro, per un fattore di comodità, perché magari lo studio medico si trova vicino casa o nei pressi del luogo di lavoro.

Si sceglie uno psicologo anche per una questione di nomea, in quanto è un noto professionista che ha aiutato parenti o amici, ad uscire da tunnel psicologici bui e tenebrosi, un medico che da anni conosce la famiglia di provenienza, ma con il quale non si ha mai avuto personalmente un colloquio. Attenzione però uno psicologo che ha in carico un nostro parente/amico non può aiutare altri individui nella stessa sfera familiare, come indicato nel codice deontologico degli psicologi italiani.

Non tutti hanno possibilità di spostarsi facilmente, perché non guidano o non intendono percorrere molte strada per raggiungere lo studio dello psicologo, rivolgendosi dunque al professionista più vicino, che sembra essere l’unica opportunità fattibile.

Le parcelle dei medici psicologi, purtroppo non sono alla portata di tutti, di conseguenza, le persone che non hanno molte risorse economiche, sono costrette a rivolgersi, anche se non sempre di buon umore, a professionisti che operano in strutture ospedaliere o scolastiche vicine, che garantiscono un servizio di consulenza gratuito.

Come comprendere se l’intervento psicologico ha portato benefici

Una prima considerazione che è d’obbligo fare circa le scale che valutano il benessere psicologico è che molte di queste non hanno un adeguato sostrato teorico specifico sul funzionamento psicologico positivo.
Questo perché tali scale non sono state progettate per la rilevazione del benessere psicologico, bensì sono scale progettate per la valutazione di altri fenomeni (self- efficacy, mastery, locus of control, ottimismo) che vengono supposti essere in stretta relazione con la salute psicologica.

Proprio quest’ultimo è il punto debole della misurazione del benessere psicologico sul quale si innescano varie critiche. Prima fra tutte viene evidenziata l’incertezza della relazione fra self- efficacy (e tutti gli altri fenomeni prima citati) e funzionamento psicologico positivo. Difatti solo una parte degli studiosi del benessere ritiene che una buona autostima possa essere considerata salute psicologica. Si possono quindi più adeguatamente considerare l’autostima, il locus of control, l’ottimismo (etc. etc.) indicatori del funzionamento psicologico positivo.

Per capire se il percorso terapeutico ha portato dei cambiamenti positivi all’interno della mente del paziente e nei suoi rapporti con gli altri, è importante innanzitutto comprendere che, il percorso psicologico, non è sempre facile da intraprendere, non c’è un tempo stabilito entro il quale si deve concludere. Molte volte la terapia può protrarsi oltre il periodo prefissato dal professionista.

Ma ci si può facilmente rendere conto, se la terapia effettuata, ha portato dei benefici, se dovessero verificarsi uno o più di questi punti:

  1. Se si riesce ad avvertire un sentimento nuovo di serenità interiore.
  2. Se il disagio che si lamentava, non desta più le medesime reazioni che suscitavano prima del percorso intrapreso con lo psicologo.
  3. Se ci si sente più sicuri ed autonomi nell’effettuare le proprie scelte e nel prendere decisioni personali.
  4. Se la visione del mondo appare un po’ più rosea, rispetto all’inizio della terapia.
  5. Se si avverte che il problema sia rimpicciolito, rispetto alla grandezza della propria persona.
  6. Se le persone vicine a voi care notano dei cambiamenti e dei miglioramenti significativi nel vostro atteggiamento.
  7. Se vi sentite in grado di poter camminare con le vostre gambe, senza avere bisogno della presenza di quella figura professionale che vi aiutava a discernere ogni situazione.
  8. Quando avrete serenamente riattivato le vecchie memorie.
  9. Quando avrete riconsolidato le vostre esperienze emotive.
  10. Quando sarete in grado di esplorare nuove esperienze emotive.

Se non dovessero verificarsi nessuno di questi fattori, vuol dire che la terapia così come è stata proposta dal vostro psicologo, non è efficace perché non ha portato alcun miglioramento. Si reputa dunque necessario cambiare metodo di intervento e consultare immediatamente un altro professionista, che sia realmente competente e bravo nel guidarvi in un nuovo e proficuo percorso di conoscenza.

2018-04-28T18:37:33+00:00