10 Piccole idee per vivere un po’ più sereni e, perché no, felici!

Di Giulia Checcucci (www.giuliacheccuccipsicologo.it)

Quante volte ci chiediamo “ma perché non sono felice?”, “perché tutte a me?”, “ma è possibile che gli altri stiano bene e io no?”, oppure ci diciamo “a me basterebbe solo un po’ di serenità e tranquillità…”, ma non riusciamo, o meglio, non vogliamo. Si, non vogliamo, perché per essere felici, sereni, appagati, bisogna volerlo. Immagino già qualcuno che storce la bocca, eppure, sì, per essere felici occorre volerlo, intensamente, scegliendo in ogni occasione di muoversi in una determinata maniera, assumendosi la responsabilità della propria scelta. Perché è assumendosi la responsabilità che Si decide di guardare ciò che ci accade e che ci arriva dalla vita in un modo che possa essere costruttivo e non distruttivo. Ad esempio: se si ha una malattia, un impedimento, un contrattempo, possiamo scegliere di dannarci, ripiegandoci su noi stessi, oppure trovare, scoprire, inventare un modo diverso di affrontare il disagio. Quante strade ci sono, diverse da quella che ci viene spontanea, per istinto, senza pensarci? Tante, ce ne sono davvero tante, ed ecco qualche idea per provare a muoversi in maniera diversa:

  1. DECIDERE DI NON GUARDARE PIÙ IL PROPRIO OMBELICO perché questo porta solo ad una visione ristretta, sempre la stessa, dolore al collo, intorpidimento, perdita di tutto ciò che accade intorno, sensazione di pericolo, angoscia, noia e ancora noia nel guardare sempre giù, un unico punto, dolendosi ed autocommiserandosi.
  2. ALZARE LA TESTA e iniziare a vedere che c’è un mondo oltre noi. Mai osservata la città dove abiti con gli occhi di un turista, stando a naso all’aria? Mai provato a guardare ciò che si conosce come se si vedesse per la prima volta? Oppure guardare la persona che abbiamo accanto ricordando i primi tempi e quello sguardo e quel luccichio che ci sono piaciuti così tanto? Mai considerate tutte le persone che ti stanno accanto, con le loro problematiche e le loro difficoltà? Forse non sei ‘unico a soffrire, forse puoi condividere, scambiare, immedesimarti, sdrammatizzare.
  3. GUARDARSI INTORNO: c’è davvero un mondo di persone, cose, bellezze, e sono proprio lì, basta alzare lo sguardo, distoglierlo da se stessi ed ecco che appare un mondo. Ed è un mondo vario, può piacere o non piacere ma esiste, ci sta intorno e può darsi che possa insegnare qualcosa.
  4. OSSERVARE GLI ALTRI, cosa fanno, come vivono, perché soffrono. Come dice il Metastasio, poeta del ‘600: “Se a ciascun l’interno affanno si leggesse in fronte scritto, quanti mai, che invidia fanno ci farebbero pietà”. Ho sempre trovato tanto vera questa frase e spesso mi trovo a guardare le persone, immaginando cosa vivano aldilà di ciò che mostrano. E la stessa cosa vale anche per me: quante volte posso apparire in una maniera e suscitare invidia, anche se bonaria, ma nessuno immagina quello che mi si agita dentro in un determinato momento! Quindi, meglio non giudicare, nel bene e nel male ma cercare di conoscere le persone aldilà della loro immagine.
  5. METTERSI IN ASCOLTO di ciò che l’altro porta, con empatia, cioè mettendosi nei suoi panni. Questo esercizio è fondamentale nella mia professione ma è utilissimo per chiunque si relazioni e voglia avere una buona comunicazione. Solo mettendomi nei panni dell’altro posso immaginare cosa viva e di cosa abbia bisogno, tenendo sempre conto del fatto che non siamo tutti uguali e che ognuno di noi reagisce alla vita in un dato modo, che non è giusto o sbagliato, è personale. Ognuno ha la propria verità e nessuna è meglio di un’altra.
  6. ACCOGLIERE LE DIVERSITÀ come ricchezza. Sai che noia essere tutti uguali!!! Le differenze di cultura, usi e costumi possono aumentare il sapere di ognuno, aggiungendo qualcosa che, integrandosi con altro, produce apertura e conoscenza. Aprirsi alle culture diverse dalle nostre significa avere voglia di imparare, scambiare, mettersi in discussione per migliorarsi, apprendendo da altri cose nuove. Essere diversi è stimolante, anche in coppia, quando ognuno ha il suo bagaglio di conoscenze, educazione, cultura, stimoli; insieme si può creare qualcosa di nuovo e di molto stimolante.
  7. RIDIMENSIONARSI nel confronto senza svalutarsi, ma sdrammatizzando e ridimensionando le proprie problematiche. Senza affermare “mal comune mezzo gaudio”, valutare anche l’altrui sofferenza può aiutare a reggere meglio la nostra. Questo può aiutare a ridimensionare, fare una valutazione più oggettiva, gestendo le emozioni e guardando avanti, in una direzione di apertura.
  8. GUARDARE IL “BELLO”: opere d’arte, cultura, natura, tutto ciò che è piacevole da guardare, ascoltare, assaporare dà un senso di bellezza o, comunque, di qualcosa che piace, che riempie e rasserena.
  9. OCCUPARSI DEGLI ALTRI e di altro, civilmente, volontariamente, impegnandosi in modo sociale e civile contro l’ingiustizia. Come scrive Che Guevara nella lettera ai figli: “…Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.” Questo significa interessarsi agli altri, essere “cittadini del mondo”, avere a cuore qualcosa di più del nostro piccolo universo. Occuparsi degli altri fa sentire bene!
  10. NON ASPETTARSI NULLA: mi viene in mente la Preghiera della Gestalt di Fritz Perls, il padre della gestalt, poche righe tutte per riflettere:

Io sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative. 
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa. 
Se ci incontreremo sarà bellissimo; 
altrimenti non ci sarà stato niente da fare.

  1. RINGRAZIARE LA VITA PER CIÒ CHE CI HA DATO: rileggere il testo della canzone “Gracias a la vida di Violeta Parra. Ecco la traduzione, è possibile provare a scriverne una che si adatti alla propria vita:

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato due occhi, che quando li apro
Distinguo perfettamente il nero dal bianco
E nell’alto del cielo, il suo sfondo stellato
E nella folla, l’uomo che amo

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato l’orecchio che per tutta la sua ampiezza
Registra notte e giorno, grilli e canarini
Martelli, turbine, latrati, temporali
E la voce così tenera del mio tanto amato

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il suono e l’alfabeto
Con esso, le parole che penso e dichiaro
Madre, amico, fratello, e luce che illumina
L’itinerario per l’anima di colui che sto amando

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi
Con loro ho camminato per città e pozzanghere
Spiagge e deserti, montagne e pianure
E la tua casa, la tua strada e il tuo giardino

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il cuore che agita il suo confine
Quando guardo il frutto del cervello umano
Quando guardo al bene così lontano dal male
Quando guardo profondamente nei tuoi occhi chiari

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
Mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto
Così io distinguo la felicità dal rimpianto
I due materiali che formano il mio canto
E la vostra canzone che è il mio stesso canto
E la canzone di tutti che è il mio proprio canto
Grazie alla vita che mi ha dato tanto

2018-12-14T11:57:03+00:00