Autostima e DSA: interventi integrati per un benessere a 360°

Negli ultimi decenni la letteratura scientifica relativa all’età evolutiva si è pian piano focalizzata sulla natura e sulle tecniche di intervento dei DSA. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento presentano una base neurobiologica e colpiscono circa il 2% – 4% della popolazione scolastica italiana. Per quanto riguarda la sintomatologia, ci troviamo di fronte a bambini intelligenti, ovvero privi di problematiche a livello cognitivo, che in diversi casi presentano un quoziente intellettivo superiore alla media.

Questi bimbi incontrano difficoltà specifiche, come suggerito dalla stessa categoria diagnostica, che interessano uno o più specifici domini come la lettura, la scrittura, la comprensione del testo o il calcolo matematico. Ad esempio, un bambino con una diagnosi di dislessia tende a leggere con difficoltà che si riflettono principalmente sulla velocità e sull’accuratezza della lettura. Tale fenomeno è provocato dalla mancata automatizzazione del processo a livello cognitivo.

E qui entra in gioco un grande paradosso nel trattamento di questi disturbi: la tendenza ad attribuire la colpa al diretto interessato, unita a un’eccessiva focalizzazione sulla prestazione scolastica. Come se non bastasse, in molti casi si tende erroneamente a pensare che l’intervento sia orientato esclusivamente alla sfera didattica, migliorando la qualità dell’apprendimento a discapito di altre importanti componenti quali l’autostima o la dimensione sociale… niente di più sbagliato!

In realtà molti bambini con DSA presentano forti problematiche legate all’autostima, troppo spesso trascurate. La loro intelligenza spesso li pone di fronte a situazioni ambigue: se da un lato eccellono in determinate attività, in altre sentono di non raggiungere i propri obiettivi nonostante l’enorme sforzo attuato per raggiungerli. Può bastare un semplice voto nei compiti in classe o il confronto con un vicino di banco ed ecco che l’autostima del bambino cala vertiginosamente, ma non sempre genitori e insegnanti sono così attenti da intervenire quando necessario.

Il rischio è quello di innescare una reazione a catena che coinvolge vari aspetti del bambino. Una bassa autostima, infatti, lo porta a generalizzare le sue difficoltà anche ad ambiti in cui presenta abilità in linea con la media. Questo perché l’autostima non rappresenta una dimensione a sé ma è strettamente collegata ad altri aspetti quali la sfera sociale, l’apprendimento e l’umore. Nella pratica ciò si traduce in un bambino che si sente inadeguato anche in contesti extra scolastici, che tende ad arrendersi ai primi segnali di fallimento (reali o immaginari), che finisce per detestare la vita sui banchi e, in alcuni casi, a isolarsi dai suoi compagni.

Per prevenire effetti secondari disfunzionali come l’abbandono scolastico e, soprattutto, per ripristinare un buon funzionamento del bambino, è fondamentale agire non solo sul versante didattico ma anche su quello emotivo e psicologico. Un primo aiuto può provenire da un tutor dell’apprendimento, una figura professionale ultimamente molto richiesta che rappresenta un valido aiuto per superare le difficoltà legate ai compiti a casa e non solo. Il tutor non lavora direttamente sull’autostima ma consente comunque di aumentarla migliorando l’autonomia del bambino. A differenza di quanto alcuni credono, il suo lavoro non consiste nel completare i compiti per casa ma nel renderlo indipendente, accrescendone i livelli di autoefficacia, troppo spesso ridotti al minimo per i motivi sopra descritti. Un secondo vantaggio che si riflette indirettamente sull’autostima è la possibilità di confrontarsi con un tutor, spesso giovane, trasformando l’ora dei compiti in un’occasione di confronto e interazione sociale.

Tuttavia per migliorare l’autostima di un bambino con DSA che sente di non riuscire a fronteggiare efficacemente la vita scolastica o sociale non è sufficiente rivolgersi al solo tutor didattico. In questo caso è fondamentale adottare un approccio integrato che tenga conto di tutte le componenti che ruotano attorno alla vita del bambino, dai genitori agli insegnanti, passando per lo psicologo. Per quanto riguarda il corpo docente, se gli insegnanti sono formati attueranno tutte le misure per non interferire sull’autostima dell’alunno, integrando piani didattici personalizzati e consentendogli di utilizzare gli strumenti compensativi e dispensativi previsti dalla Legge 170.

Il ruolo dei genitori può coinvolgere o meno la consulenza di uno psicologo esperto nei disturbi dell’apprendimento. In alcuni casi il lavoro dei familiari si concentra principalmente nell’orario extrascolastico, aiutando il bambino nello svolgimento dei compiti a casa e sostenendolo emotivamente, per prevenire o ridurre il senso di fallimento e scoprire insieme come aumentare l’autostima attraverso rinforzi mirati, affettivi o più pragmatici (ad esempio, portandolo al cinema dopo essersi impegnato in una materia per lui difficile). Inoltre i genitori possono rivolgersi a uno psicologo per acquisire strumenti in grado di aiutare il proprio figlio a superare eventuali momenti di crisi e a supportarlo quotidianamente. Attraverso un percorso di psicoeducazione, che solitamente consiste in un numero limitato di incontri, genitori e psicologo possono lavorare insieme per pianificare un percorso di sostegno che accompagna il bambino nella vita quotidiana, potenziandone l’autostima, la motivazione e migliorando la dimensione sociale, oltre alla sfera didattica.

Solitamente lo psicologo lavora sia con i genitori, sia con il bambino, in un intervento integrato che può comprendere uno o più professionisti. Nel secondo caso si tende a intervenire in maniera diretta, che in base all’età e alle caratteristiche individuali può comprendere l’ausilio di giochi e altri strumenti del mestiere. In questo modo il bambino trova uno spazio di ascolto e la possibilità di aumentare autostima e senso di autoefficacia divertendosi, confrontandosi con un professionista o, nel caso di incontri di gruppo, direttamente con i propri pari. Il potenziamento delle abilità sociali incide fortemente sull’autostima, ma deve essere accompagnato da un lavoro individuale. Bassi livelli di autostima, infatti, sono solitamente correlati al concetto di locus of control, ovvero al modo in cui la persona attribuisce i propri successi all’interno o all’esterno. Un bimbo con DSA può tendere ad attribuire i propri successi a cause esterne, ad esempio la fortuna o un compito troppo semplice, e i propri insuccessi a cause interne, sentendosi incapace e meno abile dei suoi compagni. Un intervento integrato consente di raggiungere un buon livello di autostima migliorando tale aspetto, imparando a conoscere i propri punti di forza e di debolezza e ritrovando fiducia nelle proprie capacità e la consapevolezza di avere un maggior controllo della propria vita.

Dott.ssa Valeria Del Treste

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2018-04-05T22:29:42+00:00